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La storia 

di Silvia

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Leonardo ha ormai più di 16 anni, è un ragazzo intelligentissimo, brillante a scuola, con una parlantina incredibile fin da piccolo, ballerino di hip hop, pieno di amici. Pesava solo 1150 gr. alla nascita e 35 giorni di terapia intensiva ci hanno permesso di portarlo a casa. Non ha avuto nessun problema, né fisico, né motorio, né intellettivo, né di alimentazione, nulla di nulla. Già dopo pochi mesi le grandi paure che avvolgono i pensieri delle mamme di prematuri erano scomparse. Siamo stati fortunati. E’ stata comunque
dura, ma siamo stati fortunati.
Io ho 45 anni, subito dopo Leonardo ho avuto Giulia, nata a termine, parto naturale da me fortemente voluto. Ho lasciato il posto fisso, iniziato un’attività in proprio “controcorrente” contro il parere di tutti. Ho avuto un discreto successo dividendomi tra figli piccoli e lavoro. Ho parlato davanti a 600 persone senza paura. Quattro anni fa mi sono separata affrontando la disapprovazione di tutti, ma andando dritta per la mia strada, sicura che sarebbe stato un bene per tutti, anche per i miei figli. Tutti mi definiscono una donna forte e determinata, con una corazza di ferro.


Ho letto un articolo: che progressi, la scienza! Ora un prematuro potrà trascorrere i primi tre minuti a contatto con la mamma senza tagliare il cordone ombelicale … e una mamma potrà trascorrere tre minuti col suo bambino sulla pancia, sentirne il calore, toccarne la pelle sottile, accarezzarlo, piangere con lui, piangere per lui e per se stessa, per quel sogno infranto e per quella realtà che si sta facendo avanti che non conosce ancora, ma che già le toglie il respiro.
Al telefono col mio fidanzato, gli racconto dell’articolo, parlo della mia giornata e gli racconto anche di quell’articolo: sto parlando ed ecco, non so da dove, non so come, ma so bene perché, la voce si interrompe, le lacrime scendono, i singhiozzi iniziano anche se non voglio. Non voglio piangere al telefono, non voglio proprio piangere! Se avessi immaginato di reagire così, mai gliene avrei parlato! Sono emozioni che da sempre tengo solo per me e per le mamme che, come me, hanno attraversato quella devastante esperienza.
Sono passati 16 anni, sono stata fortunata, Leonardo è semplicemente perfetto, ma c’è sempre quel salto temporale incredibile, quella scintilla che torna indietro e riporta tutte le emozioni terribili di quei giorni, di quei minuti di prima intimità non vissuta, violata dai rumori della sala operatoria e dalle necessità di portarlo lontano da me per farlo sopravvivere.
E’ un fulmine che mi colpisce sempre allo stesso modo, salta tutta la mia razionalità, tutta la mia consapevolezza, tutta la mia forza, tutta la mia corazza e mi riporta lì, sul lettino operatorio, lì, in terapia intensiva a guardare quello scricciolo pelle ed ossa così diverso dal bambino che immaginavo, lì, davanti alla culla termica a chiedermi perché.
E’ un fulmine che arriva la sera del suo compleanno, allo scoccare delle 22.10, anche se sto ridendo con lui, anche se sto facendo altro, quel fulmine arriva, come in “Ritorno al futuro”, sbattuta senza saperlo in un universo precedente, così lontano, ma così vicino. E’ dentro, esplode come un bagliore e copre tutto … e diventa lacrime.
Io non sono così, io sono controllo delle emozioni, so gestire gioia e dolore e stress e paura quando sono con altre persone, non mi lascio andare, mai. Ma quel fulmine … arriva dritto dove null’altro arriva e fa esplodere la parte più ancestrale, non addomesticata, l’urlo che non è uscito allora, la paura che è rimasta bloccata allora, il dolore straziante che non ha mai avuto spiegazione.


Sono passati 16 anni, sono stata fortunata … ma quelle lacrime non credo finiranno mai di uscire dal mio cuore.

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