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La storia 
di Angela

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Anch'io sono mamma di un bambino nato pretermine, a 25 settimane più un giorno.

Michele sarebbe dovuto nascere a fine settembre/primi di ottobre 2014 ma è nato il 10 giugno. Era grande per l'età gestazionale, perché si aspettavano uno scricciolo di 500 grammi e invece pesava ben 805 grammi. E forse è stato anche il peso a salvarlo, anche se nel giro di un giorno o due era calato a 676 grammi. Poco più di un pacco di pasta. E ricordo come fosse ieri l'ansia e la tristezza dopo il parto, quando sono rientrata nella mia camera, a fianco di donne felici con i loro bambini in culla a fianco a loro, mentre io non avrei potuto prendere in braccio mio figlio per almeno un mese, perché troppo fragile per poter essere tolto anche solo per un attimo dall'incubatrice e dagli innumerevoli dispositivi cui era collegato, a partire dal respiratore, in quanto per un mesetto buono è stato intubato e fino a 33/34 settimane di vita non ha potuto mangiare da solo ma con un sondino.

 

Ancora ricordo la tristezza mista a senso di colpa che avevo quando i parenti delle altre donne in camera con me mi chiedevano notizie del mio bambino, quanto pesasse e perché non fosse lì...ci ero già passata col mio primogenito, perché era stato in patologia neonatale una settimana, ma mai in pericolo costante di vita. Invece Michele ha rischiato più volte di non essere fra noi, e solo grazie al mio istinto e all'intervento tempestivo di bravissimi medici del reparto di terapia intensiva neonatale di Borgo Roma a Verona è qui con noi.

 

Michele è rimasto in ospedale 111 lunghissimi giorni, è stato dimesso proprio il giorno del suo onomastico, il 29 settembre, all'incirca quando sarebbe dovuto nascere a termine. E durante tutto questo tempo mi sono tirata il latte col tiralatte a tal punto che credo che mi ricordino ancora in reparto per il numero di biberon di latte col mio nome che congelavano. Quando è stato dimesso ho riempito due borse della spesa con i miei biberon congelati. E credo che anche l'aver preso fin da subito il mio latte abbia aiutato Michele a riprendersi anche dalle emorragie cerebrali che aveva avuto subito dopo il parto, per le quali non sapevamo quali sarebbero stati gli esiti a lungo termine.

 

Durante tutti questi giorni noi genitori abbiamo provato tantissime emozioni: prima di tutto ansia a palate, perché fin da subito ci avevano detto che bisognava vivere non giorno per giorno,ma ora per ora, perché la situazione clinica di un grave prematuro poteva precipitare in qualsiasi momento; paura perché ogni mattina, non potendo andare a trovarlo in reparto, chiamavo la tin e stavo col fiato sospeso perché non sapevo cosa gli era accaduto durante la notte; gioia quando prendeva anche solo un grammo di peso o quando per la prima volta ho potuto fare la marsupio terapia tenendolo fra le mie braccia: aveva la testa grande come una piccola mela, era grinzoso e pieno di sensori, ma mi sembrava il bambino più bello del mondo; stanchezza infinita per le ore passate in reparto nei pomeriggi, durante le quali ho imparato a prendermi cura di Michele a tal punto che potevo svolgere senza problemi la professione di infermiera; sollievo, quando finalmente, a settembre, Michele è stato spostato in patologia, ossia il reparto dei casi meno gravi, l'anticamera per le dimissioni; gratitudine, quando vedevo che mio figlio migliorava e piano piano era in grado senza strozzarsi più di tanto di mangiare e anche di respirare da solo con l'aiuto di poco ossigeno. Durante questo tempo abbiamo fatto amicizia con altri genitori, e si sa, condividere una situazione sotto tutti gli aspetti pazzesca come questa, ci ha permesso di rimanere sani di mente e magari anche, di tanto in tanto, sdrammatizzare o di alleviarci reciprocamente il peso che sentivamo sulle spalle.

 

Ora Michele è un bambinone alto e massiccio, in gamba e tosto, non ha avuto nessun deficit a causa della prematurità, se non, magari, l'acquisizione di certe abilità in tempi diversi dai nati a termine proprio in quanto prematuro: ha imparato più tardi, ovvio, a stare seduto, gattonare, camminare, correre, saltare, coordinarsi, ma ha imparato abbastanza in fretta a parlare, anzi, ora il problema è evitare che sia troppo diretto con le parole perché tende un po' troppo a dire subito quello che pensa, a non avere filtri. Ma nessuno ci crede quando dico che è nato prima di ben 15 settimane...quindi a tutti i genitori che stanno vivendo questo dramma, dico di tenere duro perché ad un certo punto si vede la luce in fondo al tunnel...ed allora sarà fantastico, perché si apprezzano anche le piccole cose, i piccoli traguardi cui i genitori di bambini nati a termine non prestano nemmeno attenzione, e si impara a dare il giusto valore alle cose che davvero contano. Pubblicate pure la nostra storia che può essere di incoraggiamento e supporto per chi sta vivendo l'esperienza della tin.

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