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La storia 

di Michela

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"Improvvisamente e senza alcun preavviso, il mio bambino è nato di 26 settimane e alla nascita pesava 420 grammi. Era il mio primogenito e mai e poi mai avrei potuto immaginare che avrebbe potuto nascere così in anticipo, ma soprattutto non avrei mai pensato che potesse sopravvivere, così piccolo, così indifeso, così immaturo.

 

Dopo il parto non l’ho visto e nessuno mi ha spiegato cosa stava succedendo, se la piccola creatura che avevo partorito aveva qualche minima probabilità di essere vivo, il papà era con lui, ma dove? Quando finalmente è tornato da me, era in stato confusionale, non capivo quanto grave potesse essere la situazione, ma una luce di speranza e di gioia si è accesa quando per descrivermi il nostro piccolissimo bambino con un sorriso mi disse: “… si è piccolo, molto piccolo … è come …. un’ecografia dal vivo …” .

 

Già, la pelle era così sottile che vedevamo l’intera rete di capillari sottocutanei, aveva ancora qualche traccia di dita palmate, le palpebre chiuse, aveva tubicini infilati dappertutto, era intubato, era mio figlio?

 

Non avevamo nemmeno il coraggio di aprire gli oblò, nonostante le infermiere ci sollecitassero ad entrare in contatto con il nostro piccolissimo bambino, avrebbe preso freddo? qualche perfido batterio avrebbe potuto entrare nell’incubatrice? avremo toccato qualche tubicino salvavita? Giorno dopo giorno nostro figlio lottava, nonostante il dolore, le complicazioni, gli interventi, la retinopatia, le bradicardie, le trasfusioni, voleva vivere e abbiamo sempre pensato che ci sentiva, che sentiva il nostro amore, che voleva farcela per noi, i suoi genitori.

Cinque lunghi mesi in terapia intensiva neonatale e poi quando finalmente ci hanno comunicato che presto sarebbe venuto a casa con noi, ci siamo sentiti improvvisamente inadeguati, incompetenti, impauriti.

Saremo stati in grado di accudire un fragilissimo bimbo di nemmeno due chili? Saremo stati altrettanto bravi come lo è stato lui? Dopo tanto agognare la sua entrata a casa, ci siamo resi conto che non eravamo stati sufficientemente preparati e, d'accordo con i responsabili del reparto, abbiamo fatto ritardare la dimissione di qualche giorno.

 

L’estrema felicità, simboleggiata dall’appendere finalmente il nostro fiocco azzurro fuori dalla porta, era carica di mille dubbi ed incertezze, ma da subito abbiamo capito quanto il nostro bambino ci rassicurava e che, al di là di ogni ansia, lui era lì con noi, vivo e attivo più che mai.

 

Un fittissimo programma di follow-up, delle adeguate terapie di riabilitazione, un equipe di personale specializzato che ci ha seguito fin dai primi giorni dalla dimissione, oltre al supporto di un’associazione di genitori che ci ha tanto sostenuto anche con il loro servizio gratuito a casa nostra di un corso di massaggio infantile per i piccoli pretermine, ci ha dato la serenità e la tranquillità di guardare al futuro del nostro bambino, assaporando giorno per giorno i suoi progressi e le tappe raggiunte.

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