La storia
di Regina
Esiste un posto chiamato Nocera Inferiore (Sa) dove si trova un ospedale che si chiama Umberto Primo.
Non tutti i reparti in questo ospedale funzionano in modo eccellente ma lì c'è un reparto che si chiama TIN che viene gestito da dottori e infermieri eccellenti che fanno di tutto per salvare i bimbi prematuri, come mio figlio Emanuele Pio, nato il 26 luglio 2020 a 27 settimane con un peso di 800 grammi.
Mi ero recata insieme a mio marito proprio al pronto soccorso di quell’ospedale 6 giorni prima del parto a causa di abbondanti perdite di sangue. La dottoressa di turno, dopo la visita, mi rimandò a casa dicendo che non era nulla di preoccupante.
Il giorno dopo mi risvegliai in un lago di sangue e non riuscivo a sentire il bimbo come al solito, così ci precipitammo di nuovo al pronto soccorso; non riuscivo a stare in piedi a causa delle contrazioni e per il continuo flusso di sangue.
Nonostante le contrazioni forti, hanno voluto aspettare il tampone per farmi entrare in reparto di ginecologia. Una volta assicuratisi che fossi negativa, mi ritrovai di nuovo la stessa dottoressa che vedendomi mentre spingevo per le contrazioni, mi disse alzando la voce "SIGNORA ORA AVETE PRESO IL VIZIO DI VENIRE TUTTE LE MATTINE QUA?”. Io non avevo la forza di rispondere.
Dopo un po' mi visitò un'altra dottoressa, non più delicata della collega, che decise di ricoverarmi per vedere se fosse possibile fermare le contrazioni e così decise di farmi fare delle flebo importanti che mi hanno calmata dopo un'ora. Solo la sera riuscirono a capire che avevo rotto la placenta. Così mi hanno tenuta sotto controllo per capire se il bambino era in grado sopravvivere nel grembo, anche senza liquido amniotico: mi dissero che sarebbe stato difficile, mi sentii impotente, incredula.
Da premettere che 5 anni prima avevo perso il mio primo bimbo a 22 settimane per incontinenza uterina; nell'ospedale dove mi trovavo non erano attrezzati per le nascite premature, per questo motivo decisi quella mattina di andare a Nocera inferiore, perché sapevo che lì c'era la TIN. Sono stata ricoverata martedì e domenica mattina alle 2:55 è nato Emanuele Pio. Ho avuto un'emorragia interna quindi hanno dovuto praticare un parto cesareo urgente. Quella notte ci fu un dottore che fece di tutto per salvarmi, lo sentii urlare "Dobbiamo salvare la madre!”.
Quando mi svegliai dall'anestesia totale, mi chiesero il nome del bimbo per catalogare il braccialetto che mi stavano mettendo al polso, così chiesi di mio figlio: mi dissero che era vivo e che si trovava nella TIN affianco e che stavano facendo di tutto per tenerlo in vita. Lo fecero vedere a mio marito da lontano.
Solo dopo 2 giorni lo fecero vedere anche a me. Emanuele era piccolissimo, pelle e ossa e pieno di fili e tubi e in tutto questo non mi permisero di vedere il suo piccolo corpicino. Rimase lì per 108 giorni.
I dottori e gli infermieri fecero di tutto per tenerlo in vita nonostante le infezioni e i problemi vari.
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Il 10 novembre abbiamo ricevuto la chiamata più bella della nostra vita: potevamo portarlo a casa!
Pesava 3100gr e potevamo prenderlo in braccio per la prima volta. Emanuele Pio ha combattuto molto per stare con mamma e papà e oggi possiamo essere una famiglia completa. Dobbiamo molto a quel reparto di terapia intensiva neonatale, esistono degli angeli che vegliano su di noi.
Oggi Emanuele Pio ha 7 mesi anagrafici ed è sano e bellissimo...e anche tremendo aggiungerei. I miracoli esistono, questa è la mia esperienza, che ho voluto condividere con voi.