La storia
di Sara
Ciao, oggi vi racconto la mia storia di mamma.
Mi sono sposata a giugno 2014, abbiamo deciso di cercare subito un bambino e così sono rimasta incinta in viaggio di nozze, ma la gravidanza non è andata come previsto e ho dovuto subire un raschiamento. Non è stato facile, ne ho sofferto molto e ci ho messo un po' per riprendermi. Sono rimasta di nuovo incinta a gennaio 2015, all'inizio andava tutto bene, ma la ginecologa che mi seguiva lavorava a Roma, così al sesto mese ho deciso di cercare un ginecologo che lavorasse nell'ospedale nel quale avrei partorito.
Mia cugina mi consigliò il suo, ci andai tre volte, tra una visita e l'altra avevo cominciato a gonfiarmi, prima i piedi, poi le gambe, alla fine sembravo un elefante. Il ginecologo mi diceva che era il caldo, visto che eravamo in estate, mai un'analisi, mai nulla, mi diceva di bere, camminare e tenere le gambe sollevate quando mi sdraiavo.
Mi ha dato anche il magnesio, solo dopo ho saputo che quel particolare tipo di magnesio nelle mie condizioni era deleterio. Ero quasi al settimo mese quando mia sorella, vedendomi così gonfia, si preoccupò e misurò la pressione: era troppo alta, aveva avuto la gestosi, così mi disse di correre in ospedale.
Quando arrivai, tempo 5 minuti mi trovai tutti addosso, medici, infermieri, mi facevano esami su esami, alla fine riscontrando una pressione ancora più alta mi misero sull'ambulanza e mi portarono di corsa al Santa Maria di Terni. Arrivai li in blocco renale e talmente poco lucida da non ricordare chi era venuto a trovarmi, solo dopo ho saputo che se avessi subito un cesareo d'urgenza sarei morta io, aspettando hanno rischiato che morisse mia figlia, ma ... come hanno detto a mio marito, in questi casi si preferisce salvare la mamma.
Piano, piano, invece, le cose sono migliorate, sono stata ricoverata sabato pomeriggio e mercoledì stavo molto meglio, così si è deciso per il cesareo: era il 26 Agosto 2015, non dimenticherò mai il miagolio di mia figlia, il miagolio di un esserino di un chilo e mezzo.
Non ho potuto vederla e quando chiedevo come stava non mi rispondeva nessuno, solo un'ostetrica alla quale ero stata raccomandata si avvicinò a me dicendo che la bambina aveva provato a piangere ed era buon segno. Io ho potuto vederla solo il giorno dopo, dopo aver fatto una dose di antidolorifico e sono dovuta scendere con la sedia a rotelle, il mio corpo soffriva ancora terribilmente le conseguenze della preeclamsia.
Mia figlia era in terapia intensiva, potevo vederla solo 3 volte al giorno, aveva aghi e tubicini ovunque e respirava grazie alla c Pap, ma era una guerriera. Il pediatra mi disse che era una piccola belva e come tale ha lottato, io ero lì con lei perché grazie a Dio l'ospedale mette una stanza a disposizione delle mamme con i bimbi in Tin.
Dovevo andare spesso in ostetricia a misurare la pressione e vedevo tutte quelle mamme felici che spingevano le cullette con i loro piccoli dentro e sentivo una grande rabbia perché io non potevo tenere la mia bimba sempre con me, potevo a mala pena infilare le mani nell'incubatrice e accarezzarla.
Quando la piccola è passata in semi intensiva ho potuto tenerla in braccio finalmente, poi siamo arrivate ai tanto sospirati due chili e siamo uscite dall'ospedale il 2 ottobre, così è cominciata la mia avventura, tra mille dubbi e paure, tra tanti sensi di colpa e tanti perché.
Adesso Elena è la bambina più bella e dolce del mondo, ringrazio Dio ogni giorno per averla data a me ed ogni giorno ringrazio tutto lo staff di ostetricia, della Tin e del follow up dell'ospedale di Terni.
Ora vivo la mia vita consapevole che ho un miracolo vicino a me!
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