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La storia 
di Serena

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Buongiorno, sono la mamma di Gabriele, nato il 27 marzo dell'anno scorso a 27 settimane, 880 g. Gabriele è venuto al mondo con un cesareo di urgenza, dopo una gravidanza molto difficile. Soffrivo già molto per la perdita della sua gemellina e, come se non bastasse, mi sono ritrovata ad affrontare anche questa terribile esperienza. 88 giorni di ospedale, divisi tra tin e subtin. Ricordo ogni singolo momento di quei mesi. Sempre lo stesso tragitto casa-ospedale, l'odore del disinfettante, il rituale della vestizione. Uscivo solo per andare a trovarlo, non volevo incontrare nessuno, perché la gente, con la sua indelicatazza e le domande inopportune, mi dava fastidio.


Il ritorno a casa, senza di lui, con la pancia vuota, è stato terribile. Pensavo che la maternità fosse il momento più bello della vita di una donna. Per me si era trasformato in un incubo. Tanti progetti, l'attesa di un minimo di stabilità per poter cercare di affrontare tutto al meglio e poi...tutto svanito di colpo.


Stavo in ospedale dalla mattina alla sera. Ogni volta che varcavo la soglia della tin o avevo il colloquio con i medici, trattenevo il respiro. Dall'inizio, ci avevano preparato al fatto che la tin fosse una montagna russa ed effettivamente è stato così. C'erano giornate buone , dove ogni "signora è stabile" e "Gabriele, oggi, ha preso 20 g" sembravano le notizie più belle del mondo e poi c'erano giornate decisamente NO. Spesso mi veniva da piangere, ma cercavo di reggere, perché io non ero nessuno per permettermi di lasciarmi andare, quando lui era lì, così piccolo e indifeso, che si stava aggrappando alla vita con tutte le sue forze.


Facevamo marsupio terapia, erano i nostri momenti insieme. Un mix di emozioni contrastanti, vissuti sempre con l'ansia che suonassero i monitor, perché magari i battiti del suo cuoricino scendevano di colpo o desaturava. Mi sembra ancora adesso di sentire quei suoni.
All'inizio, Gabriele era tutto un groviglio di fili e tubicini, il visino completamente coperto dalla cpap, Cambiargli il pannolino era un'impresa. Pian piano, però, le cose miglioravano. Dopo ben 2 mesi eravamo riusciti ad abbandonare quella "maledetta" mascherina e passare agli alti flussi. Poi eravamo passati alla culletta e ai vestitini. iniziava a vedersi la luce in fondo a quel tunnel che sembrava non finisse mai.


Se l'anno scorso mi avessero detto che oggi ci saremmo ritrovati qui ad organizzare la festa del suo compleanno, non ci avrei mai creduto. Gabriele, che all'inizio aveva solo il 50% di possibilità di farcela, fra poco compirà il suo primo anno anagrafico e i suoi 9 mesi corretti.


Ogni giorno lo guardo e non mi sembra vero. I suoi sorrisi, i suoi piccoli progressi quotidiani sono ciò che mi permette di andare avanti, tutto il resto non conta. Spessissimo mi capita di sentirmi dire "eh ma è solo nato prematuro, recupererà in fretta , dimenticati tutto"...ma come è possibile dimenticare? Penso che solo chi si ritrova a vivere certe situazioni, possa realmente comprendere.


Questa esperienza mi ha insegnato a vivere un po' più alla giornata, a dare il valore alle piccole cose, a non dare nulla per scontato e a lasciare andare tante persone.


È stato ed è tutt'ora difficile, perché anche il follow up non è un percorso facile, ma, nei momenti di sconforto, ripenso sempre da dove siamo partiti e dove siamo adesso.
Sono veramente tanto orgogliosa del mio piccolo miracolo

#prematurità #pretermine #incubatrice #terapiaintensivaneonatale #TIN #riabilitazione #dimissione

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