top of page
  • Dott.ssa Claudia Maspero

Nascita prematura e allattamento emotivo


La nascita prematura è un evento che determina molto l’avvio dello sviluppo di un neonato e la sua relazione con la madre e con il padre. È un evento che richiede tempo per essere pensato, elaborato e che, in alcuni casi, può costituire un’esperienza traumatica per il bambino e i suoi genitori.

Osservare un neonato prematuro, i genitori, le persone attorno a loro e il contesto in cui si trovano, è anzitutto un’esperienza di apprendimento. Dopo una prima fase di studio e documentazione sulla nascita pretermine, ho avuto accesso a una TIN milanese in qualità di osservatrice.

Il confronto con qualsiasi neonato evoca sentimenti forti e contrastanti che spesso non trovano parole adatte per essere espressi. La nascita di un bambino prematuro rappresenta un evento che mette a dura prova le capacità emotivo-affettive dei genitori e anche di chi li osserva.

L’osservatore come elemento terzo nella coppia bambino-genitore ha la funzione di sostenere la coppia genitoriale nell'avvio delle sue funzioni: contenimento, protezione, nutrimento. È proprio pensando a quest’ultima funzione che voglio raccontarvi un pezzettino della storia di G alla 33esima settimana di gestazione. L’ecografia fatta alla 32esima ha rilevato un arresto nella crescita del feto e dopo meno di una settimana, con un parto cesareo urgente, è nato G primogenito di una coppia, per così dire, matura (mamma 40enne e padre 53enne).

G evidenzia una forte prematurità dovuta essenzialmente al suo basso peso. Alla nascita il neonato pesava 800 grammi. Inizio a osservare G e la sua mamma, tre volte alla settimana, per un’ora ciascuna, per tutte le otto settimane che sarà ricoverato.

Accanto a G c’è la mamma e fuori vicino al vetro la nonna, alterna il suo sguardo sul nipotino e sulla figlia. Saluto la signora e mentre guardo G dormire, chiedo come va.

La signora mi racconta come hanno trascorso questi giorni, dal momento della trasfusione all'agitazione dei giorni successivi per poi parlarmi della possibilità che tra una decina di giorni lascino il reparto. La trasfusione è andata bene, non ci sono stati problemi, è stata abbastanza lunga: quattro ore, durante le quali la mamma ha tenuto G in braccio per tutto il tempo. Unico inconveniente è stata la rabbia di G causata dalla fame, al bambino infatti è stato fatto saltare il pasto delle 18.00 per maggiore sicurezza nel momento della trasfusione e “questo lo ha mandato su tutte le furie” sussurra la mamma.

Mentre noi parliamo G si agita un po’ e muove la mani sotto il lenzuolino, emette uno strillo e riesce ad incastrare le dita della mano sinistra nella trama della copertina. La mamma lo libera e gli accarezza il capo, il bambino riprende il sonno. La signora continua il suo racconto circa la trasfusione di G, mi descrive il colorito del bambino (tuttora ha un colorito molto intenso) e soprattutto la sua fame. Parliamo della voracità del bambino, in questi giorni ancor più accresciuta e del fatto che G ha raggiunto i 1700 grammi e in questo modo si avvicina sempre più il momento delle dimissioni. G sempre mantenendo gli occhi chiusi comincia a farsi sentire, diventa rossissimo muove il capo e piange. La mamma cerca di consolarlo sussurrandogli parole carine ed aggiunge: ”G, dormono ancora tutti, fai il bravo!”. G si rimette a dormire, fa un sorriso ed un altro ancora più grande. Poi strilla e apre un po’ gli occhi. Si guarda intorno, sbirciando da due piccole fessure. Sembra cogliere la presenza sia della mamma sia la mia. Richiude gli occhi per qualche minuto.

La nonna si è avvicinata al vetro. La mamma di G, a gesti, le chiede un po’ d’acqua, si gira verso me e dice: “ne approfitto per andare a bere un po’ d'acqua, a lui piace molto essere osservato!”. G rimane fermo e silenzioso, nel frattempo la mamma torna e si giustifica dicendomi che nel reparto le si secca la gola da matti, guardiamo insieme G che si rimette a strillare. La mamma prende il ciuccio e glielo porge, il bambino lo tiene poco e lo allontana. Si avvicina l’ora della pappa, io vado e auguro ad entrambi buon appetito.

La trasfusione è andata bene, G non ha avuto conseguenze fisiche negative e la mamma ha superato un’altra prova: è riuscita a stare accanto al suo bambino per tutto il tempo, lo ha tenuto in braccio per quattro lunghe ore; una prova di resistenza che forse ha ulteriormente stimolato il suo istinto e la sua funzione materna. La mamma di G non sembra nemmeno più spaventata dalla voracità con la quale il suo bambino mangia, con la quale ha succhiato tutto il sangue della trasfusione, ma è stupita dalla sua avidità. Verso la fine dell’osservazione la mamma sembra identificarsi sia con il bambino che ha fame, “nel reparto si secca la gola” dice, e raggiunge la nonna di G per prendere dell’acqua, sia con la propria funzione di madre che nutre: la gola secca, prosciugata, è la sensazione che prova una mamma dopo che ha allattato; questa mamma sta allattando emotivamente il suo bambino.

Se una persona può pensare a ciò che avviene al bambino, tutti possono pensarlo: si verifica una circolarità di pensiero che avvolge il bambino e coinvolge tutti i presenti, osservatore, medici, infermiere e genitori(Negri, 1994) e il bambino cresce.

Dott.ssa Claudia Maspero Psicologa,

Psicoterapeuta psicoanalitica dell’età evolutiva

 

bottom of page