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  • Immagine del redattoreAmati Prima

Covid-19. Gravidanza, allattamento, neonato.


Stiamo vivendo un’emergenza a livello globale che non si riscontrava dalla cosiddetta “Spagnola”, la pandemia influenzale che arrivò a colpire, tra il 1918 e il 1920, oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo provocando un decesso stimato di oltre 50 milioni su una popolazione mondiale dell’allora 2 miliardi di persone. La più grave forma di pandemia dalla storia dell’umanità.

Per la prima volta nel nostro tempo, altamente tecnologico e globalizzato, un microscopico essere vivente si intromette così pesantemente nelle nostre vite, sconvolgendone l’intero sistema. Questo ci dimostra che non dobbiamo dare nulla per scontato, che l’uomo con le sue conoscenze e il suo presunto dominio sulla natura, è estremamente fragile e la sua sopravvivenza resta sempre legata ad un sottile filo.

In una situazione di tale emergenza vengono stravolte le normali consuetudini, la nostra quotidianità, le nostre certezze, i nostri punti fermi. Il reale, pratico e tangibile punto fermo sono tutti gli operatori sanitari che stanno diventando dei veri e propri eroi, gli instancabili combattenti della prima linea di questa “guerra”, pronti a sacrificarsi pur di salvare altre vite.

E per le nuove vite in questo momento è necessario salvaguardare e tutelare l’intero percorso perinatale sia sotto il profilo medico che sotto il profilo psicologico. Una donna in gravidanza si trova a dover sostenere un peso psicologico molto gravoso sia per se stessa che per il proprio bambino. Le visite di controllo diventano un probabile contagio, l’ipotesi di un’emergenza crea una ulteriore angoscia, il pensiero di un partner positivo crea distanze tra la coppia.

 

Un dato però ci tranquillizza: la fascia di età alla quale si manifesta con più aggressività la malattia non è quella nella quale si ha in genere una gravidanza (20-40 anni), senza considerare che il sesso femminile è meno colpito di quello maschile.

 

Un’ importantissima iniziativa viene messa a disposizione attraverso la SIPRe Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione grazie all'impegno dello psicoterapeuta Marcello Florita e di tantissimi altri professionisti altamente specializzati nell'area perinatale che hanno organizzato il servizio: Genitori “quasi” con incontri in streaming dove sarà possibile per tante coppie che aspettano un bambino, avere un sostegno ed un accompagnamento alla nascita ai tempi del COVID-19. Il servizio è completamente gratuito.

Un dato estremamente confortante viene direttamente dalla SIN Società Italiana di Neonatologia che nel suo ultimo documento del 22 marzo 2020 dichiara che:

“… Non è ancora chiaro quale sia l’impatto sul benessere fetale di un’eventuale COVID-19 in gravidanza … ▪ Uno studio retrospettivo su 9 donne affette da polmonite da COVID-19 nel corso del terzo trimestre di gravidanza, ha evidenziato la negatività della ricerca del SARS-CoV-2 nel liquido amniotico, nel sangue cordonale e nel latte materno, oltre che dal tampone faringeo di 6 neonati in cui sono stati eseguiti i test Real Time PCR per l’RNA virale (19). Anche la placenta di gravide affette da COVID-19 e sottoposte a taglio cesareo d’urgenza, non ha evidenziato alterazioni istopatologiche o presenza di RNA del SARS-CoV-2 (20). Un’eventuale infezione daSARS-CoV-2 esordita nel periodo neonatale sembra quindi il risultato di una trasmissione dalla madre al neonato per via respiratoria nel post partum piuttosto che per via transplacentare. Bisogna del resto considerare che infezioni respiratorie da comuni coronavirus in epoca neonatale e più in generale nel primo anno di vita erano già note ancor prima dell’attuale epidemia di SARS-CoV-2 (22, 23) …”

L’esperienza diretta dei centri di neonatologia della Mangiagalli di Milano, di Brescia e di Bergamo, ha potuto verificare che i bambini nati da madri positive al virus sono solitamente risultati negativi al test e che i casi accertati positivi sono stati riscontrati dopo qualche settimana di permanenza a casa, ma che in ogni caso hanno manifestato lievissime sintomatologie.

 

Tutto ciò è confortante e conferma la possibilità di poter allattare il proprio bambino perché viene esclusa la trasmissione attraverso il latte materno.

 

Resta sottolineato come in caso di positività della madre, vengano adottate tutte le precauzioni del caso:, mascherina, guanti, lavaggio delle mani, vietati i contatti viso-bocca e necessaria qualsiasi altra precauzione che eviti il contagio per via aerea e attraverso le secrezioni. Nel caso la madre abbia un’infezione respiratoria, febbre, tosse e compromissioni dello stato di salute generale, il bambino dovrà essere affidato alle cure del padre o di altre persone in attesa che la madre si riprenda.

Anche nel caso di separazione viene consigliato il latte materno, sempre che la madre sia in grado di toglierselo ed in ogni caso qualsiasi decisione sul non avvio, la prosecuzione o l’interruzione dell’allattamento al seno, vanno sempre condivisi tra la famiglia e gli operatori sanitari e nel rispetto delle decisioni della madre e del padre. La SIN consiglia sempre un controllo clinico del neonato a 7 giorni di vita o prima della dimissione, con successivi controlli neonatologici fino a 28 giorni di vita.

Nei reparti di terapia intensiva neonatale, vengono adottate prassi più rigide rispetto a prima. Ogni reparto sta mettendo in pratica protocolli e normative, ovviamente a seconda delle proprie potenzialità, del numero del personale e degli ambienti a disposizione. In queste condizioni, di conseguenza, il genitore di un bambino nato pretermine è il primo a subirne restrizioni e vincoli. Attualmente la maggior parte delle TIN, anche le più virtuose dove il reparto rimaneva aperto 24 ore su 24, hanno contenuto le ore per la presenza dei genitori, chiedendo l’alternanza tra madre e padre e imponendo giustamente, oltre alla vestizione con camici e calzari e il lavaggio accurato delle mani, anche l’indispensabile mascherina ed in alcuni casi di guanti. Con questi accorgimenti, in tanti reparti è ancora possibile adottare la marsupio terapia.

Mai come nella relazione tra madre e neonato, il contatto è indispensabile, è funzionale per la maturazione psico-relazionale di un armonioso rapporto tra genitori e figli, ma la salvaguardia della salute di madre e bambino è sicuramente prioritaria, i tempi del contatto potranno essere recuperati successivamente. Il contagio di una malattia infettiva è un fattore devastante per il genere umano, perché pregiudica quelli che sono per noi gli aspetti vitali del nostro essere: toccarci, accarezzarci, baciarsi, sentirci, riprodurci, relazionarsi. Tutto ciò deve far riflettere sull'importanza di essere comunque uniti e rispettosi tra di noi, ma soprattutto rispettosi nei confronti di una natura che ha le sue regole e le sue dinamiche che noi, genere umano di cui siamo una piccola parte, molto spesso crediamo di controllare o peggio ancora di ignorare.

 

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